Il centro storico di Palermo la sera si veste d’incanto; indossa il suo abito migliore, ricco di “pizzi e trine” di quelle ambientazioni d’altri tempi, con la sue piazze antiche, intrise di un Barocco decadente per il tempo trascorso, le strade principali e le sue “stratuzze”, rischiarate dalla luce fioca dei fanali. Il cuore di Palermo pulsa negli antichi mercati di origine araba (Ballarò ed Il Capo) che sono tutt’ora presenti e dove la multi-culturalità è parte integrante di quei luoghi. Dal tardo pomeriggio, fino alla sera inoltrata la città si anima e riflette negli occhi di chi la osserva, un’esplosione di luci, suoni e colori che si mischiano al profumo del cibo di strada, largamente diffuso e parte integrante della tradizione palermitana, offrendo uno scenario unico nel suo genere. E’ possibile trovare per strada il venditore di stigghiola (budella di capretto o agnello, lavate in acqua e sale, condite con prezzemolo, infilzate in uno spiedino, o arrotolate attorno a un porro e cucinate direttamente sulla brace). Nella maggior parte dei casi si mangiano in qualche bancarella. Caratteristico l'odore che si riconosce per strada, effetto del fumo talvolta provocato di proposito a maestria dallo stigghiolaro per attirare gente all'assaggio. Ma Palermo offre anche la possibilità di ammirare l’arte di arrangiarsi, magari vendendo frutta e verdura in un vecchio garage, pani cà meusa (panino con la milza) o frutti di mare e polpo bollito per strada. Passeggiando nel centro, si può ammirare la vetrina Art Nouveau di una antica focacceria realizzata interamente in stile Liberty, dove è possibile gustare piatti tipici della cucina siciliana, o ci si ferma a chiacchierare davanti alla bottega di un vecchio arrotino, custode dei segreti di un antico mestiere che ormai sta scomparendo. Palermo è una città da passato doloroso e dal presente difficile, ma è talmente tanto ricca di storia, cultura, arte e calore umano, da non potere non restare ammaliati da tanta bellezza.
Ho deciso di raccontare, attraverso le mie fotografie, una parte di ciò che mi affascina della tradizione della mia città, sfruttando le sue luci e le sue ombre, attraverso i colori della sua quotidianità, fatta di lavoro come fonte di tradizione ed aggregazione.